giovedì 30 dicembre 2010
martedì 28 dicembre 2010
venerdì 24 dicembre 2010
Buon Natale!
Il mio presepe privato (Alda Merini, da Avvenire 21.12.2006)
Io quest'anno ho spento le candele: tutti mi hanno invitato, ma quella notte non farò nulla di diverso, nulla che io non faccia sempre, proprio come quando ero bambina; al limite si cambiava stanza, si andava dalla camera al tinello per vedere se era arrivato Gesù, e per mangiare il panettone, che allora si chiamava "el pan de Toni"...
Ma oggi Milano si affanna a cambiare faccia, ad abbattere le nostre vecchie dimore per apparire moderna, così i rifacimenti delle case hanno abbattuto anche noi, gli anziani. C'è una bella poesia dialettale che dice "fai piano, ogni volta che dai un colpo al muro lo dai al mio cuore...".
Casa: quanto la ami a Natale! Ricordo quando, sempre bambina, persi la mia, abbattuta anche quella: allora c'erano le bombe, ci rifugiammo chi nelle risaie e chi nei paesi limitrofi, dove tutti eravamo un po' degli stranieri. Nei granai la sera recitavamo il rosario su dei pagliericci di fortuna, poi di giorno si andava nelle cascine in cerca di pane, in breve... si mendicava dai contadini abbienti. Oggi, invece, che abbiamo una casa non abbiamo più quella cortesia e quell'amore dei contadini. Io dormivo con una vecchia che ogni notte pregava la morte che la venisse a prendere, e avevo paura. Ma come bambina ho dovuto accontentarmi.
Adesso che sono un'anziana poetessa... continuo ad accontentarmi. Ma ripenso con nostalgia a quei Natali solenni, quando la mamma faceva enormi presepi, metteva le figurine dei pastori e i laghetti di specchio. Ci facevano trovare il carbone, alle volte, ma eravamo contenti lo stesso: poi, dietro il carbone, c'erano sempre tre caramelle. Però era arrivato Gesù, era questo che importava, vedere che sulla paglia del presepe qualcuno aveva deposto il bambino. E si pregava, si pregava insieme davanti a quella statuina, ignorando che il piede lieve della mamma era andato lì di notte per deporlo... Allora ignoravamo tutto della vita, anche il mistero della nascita, un evento che per noi cadeva dal cielo. La Madonna non appariva sorpresa, neanche San Giuseppe, e noi piccoli eravamo in un regno di favola bello che abbiamo perduto. Ci dimenticavamo dei doni e stavamo piuttosto a guardare quel bambino appena nato domandandoci se aveva freddo, ma la mamma ci diceva che aveva l'amore della Madre... Ecco, forse anche in tarda età chi mi scalda ancora nelle notti di solitudine è l'amore della mamma, che io amavo tanto e che credevo che, come Maria, non sarebbe mai morta.
Sì, si può morire d'amore per un uomo, ma quello che mi fece impazzire, forse, fu quella porta chiusa di mia madre dolcissima, che io credevo eterna, come tutti i figli.
E mi sono resa conto, a un tratto, che non avevo mai ascoltato i suoi lamenti tanto ero giovane. Ma quanto si paga la giovinezza! Anch'io, come le mie figlie, quando andavo a casa sua le portavo via gli oggetti più preziosi perché... nella mia casa sarebbero stati bene, e una madre si fa sempre derubare. A lungo andare morì, senza chiedere mai niente, ma era così felice della nostra gioia che forse non morì veramente mai. L'abbiamo derubata, ma soprattutto - e sembra un eufemismo - avremmo voluto (che Dio mi perdoni) portarle via quegli occhi, così verdi, così dolci, così innamorati di noi.
Sono passati decenni da quei Natali e ancora cerco l'odore dei mandarini o del bollito, che si mangiava solo quel giorno. Erano i nostri doni. Oggi invece si tende a saltare il Natale, si va direttamente all'arrivo dei Magi, ai doni, la nascita quasi non esiste più, forse perché le nostre donne non sanno essere madri. E i bambini, tra televisione e futili regali, sono i più grandi emarginati del nostro tempo: abbiamo rubato loro l'infanzia e la religiosità della vita.
Mi si chiede cosa vorrei trovare questa notte sotto il presepe: la mia Barbara, la mia Flavia, le mie figlie che mi furono tolte quando una maestra, assistente sociale, trovando che la casa non era ordinata me le portò via. Sono sempre stata una disordinata perenne, ma avevo quattro bambine felici alle quali suonavo le "nenie" di Natale. Andando in solaio ho trovato le mie vecchie famose poesie tutte imbrattate delle loro figurine: giocavano con le mie grandi poesie! Io non ho pianto su queste, ma su quelle figurine sì. Loro non sapevano cosa vuol dire genio, conoscevano solo due parole: mamma e bambino. Il mio presepe privato.
venerdì 3 dicembre 2010
Scrausi 2010: il film!
lunedì 1 novembre 2010
Cena Scrausi, sabato 20 novembre!
venerdì 29 ottobre 2010
Un carro da protagonisti!
La vendemmia di Mastro Bano (2010) |
domenica 3 ottobre 2010
Primi, secondi...
Un anno fa scrissi: "...la compagnia pian piano cresce, ai volti vecchi se ne aggiungono di nuovi, che imparano cosa vuol dire fare un carro e un giorno non lontano saranno sul podio più alto mentre la piazza griderà ancora... Scrausi!!!".
Quando a giugno ci siam sentiti dire che due camper valgon più di cinquanta ragazzi, quando non avevamo nemmeno un tendone, quando avevamo un tetto ma niente luce, quando sei un ingegnere e ti controllano mentre traslochi, quando manca l'interesse turistico e commerciale verso l'unica cosa che rende diversa la nostra Sagra dalla Festa del Ciuc di Vattelapesca, quando non se ne vuole riconoscere la straordinaria importanza sociale e culturale... pensi: che senso ha fare ancora i carri?
Invece c'è e ci sarà sempre sempre un senso.
C'è un senso nella Bosa che ha fatto tanto e mi dipinge i fiori e i cuori in viso (me la pagherai cara! uha ah ah), in Luka e Laura con la loro bella musica (impianto degli U2, promesso), nei balli di Jessica, nelle torte di Eleonora... in quel pazzo del Gibo (saranno i fumi della benza?), nella fame perenne di Teo, nelle farfalle di Andrea, in Sefora, Chiara, Church (la cocciella?), Marco e Andrea (i signori dei coriandoli!) che si fanno i kilometri la sera, nel signor Boriani che si è fidato di noi.
C'è un perchè nei fiori di Claudia e delle sue amiche, in Cristian e Giuseppe, in Micheli che brontola (anche più di me, scherzo :-P ), nel sorriso di Sonia e Marx, in Marchino (la pizza!), in Sandro e Giorgio (quando non sono alle prese col pianale ;-) ), nelle mani di Davide, nella piccola Sara, in Andrea con le sue storie alla don Chisciotte, in Leo He-Man e quel tamarro di Pescol, nella compagnia di Fausto... nei colori di Cri che portano il sole, nel Grano che coi pupazzi sarà sempre il migliore, in Augusto che è una persona buona (e un gran ballerino), in Nunzio, Dodo e Pinuccio che sono i nostri maestri, in Paul che è l'anima degli Scrausi... e in tutti gli Scrausi presenti, passati e futuri, nei nostri amici e nei ragazzi delle altre compagnie.
Se hai capito questo, puoi arrivare primo, secondo, terzo... quello che vuoi.
Puoi essere in un capannone o sotto le stelle, anche al buio.
Essere Scrauso, Menato, Eno... ma sarà sempre festa.
Allora sarai davvero sul podio più alto, mentre in piazza griderai il nome della tua compagnia, la più bella del mondo, e noi siamo... gli Scrausi!!!
mercoledì 29 settembre 2010
Dicono di noi...
Ancora una volta la piazza urla... Scrausi!
domenica 19 settembre 2010
Un solo grido: Scrausi!
mercoledì 1 settembre 2010
E' tempo di carro!
martedì 3 agosto 2010
Scrausi... all'arrembaggio!
giovedì 22 luglio 2010
Trasloco!
domenica 4 luglio 2010
Are you ready!
sabato 12 giugno 2010
Che amarezza?!
Ciao ragazzi,
martedì 11 maggio 2010
Un Calcio per l'Estate 2010!
sabato 8 maggio 2010
Scrausi 2010: Un Mondo Fantastico!
sabato 24 aprile 2010
Domenica 16 maggio...
mercoledì 17 marzo 2010
Work in progress!
Dal sito del Gruppo Carri Allegorici...
Giovedì 18 marzo ore 21.00, presso la sede della ProLoco in via Ricetto, si terrà la riunione del Gruppo Carri Allegorici.
All'ordine del giorno:
- visione ed approvazione del regolamento della sfilata 2010;
- moduli d'iscrizione;
- sponsorizzazzioni;
- varie ed eventuali.
Come sempre sono invitati i rappresentanti delle Compagnie allestitrici e tutti i volontari.
Vi aspettiamo.
... non mancheremo! Alvaruccio&Camilla
domenica 7 marzo 2010
Pulizie Vitruviane...
Ciao ragazzi,
sabato 27 febbraio 2010
Sondaggio
Ciao a tutti,
durante le ultime riunioni del GCA (Gruppo Carri Allegorici) è emersa la proposta che ogni compagnia all'atto dell'iscrizione presenti una persona, interna o esterna alla compagnia stessa, che con le altre formi un gruppo per la gestione della sfilata. L'impegno richiesto consiste nel partecipare alle riunioni del GCA e durante la sfilata farsi carico di un compito particolare (es. essere sul palco come responsabile delle giurie, gestire l'accesso alla piazza dei carri, etc.).
In pratica: o troviamo qualcuno fidato che non fa il carro con noi da proporre e che ci aiuti o uno di noi deve rinunciare alla sfilata per assolvere a questo compito.
La necessità nasce dal fatto che ci si lamenta sempre dell'operato di chi ha svolto questo fino ad ora (es. aspettare 2 ore in piazza per avere una classifica per la quale ci vogliono 15 minuti). Poichè questa è ancora solo una proposta, vorremmo che la compagnia esprimesse il suo pensiero per aiutare i rappresentanti nella decisione.
martedì 9 febbraio 2010
Diario di Carnevale
Si parte la mattina presto un po' assonnati alla volta di Viareggio, per una domenica di Carnevale in compagnia. Siamo un bel gruppo: Scrausi, Menati, Ciccio Vip's, qualche allegra famigliola, centocinque persone in tutto e con piacere tanti ragazzi e giovani.
Mentre sonnecchio comodamente con un occhio mezzo aperto, sento la voce dell'appello veloce: "Il Coach c'è?! sì, c'è... allora si parte!".
Freddo fino alla Cisa che saliamo lenti, con la neve a farci compagnia a bordo strada; tappa in cima e poi discesa dolce verso il soleggiato golfo di La Spezia: "Sole!" è il grido silenzioso che riscalda i nostri cuori.
Tre ore in tutto e siamo in Versilia, nell'allegra Viareggio che ci accoglie in festa. Costeggiamo la Cittadella del Carnevale, la fucina dei carri, e vediamo il miracolo di una città che ha creduto tanto in un sogno di cartapesta da spendere energie in un'opera così complessa e impegnativa; per noi, che da cinquant'anni i pupazzi li costruiamo ai quattro venti elemosinando un riparo sopra la testa, è il paese dei balocchi.
Si scende poco avanti contrattando l'ora del rientro: "Dai... alle sei?!". Alle sei. Ci mascheriamo anche un poco, per me c'è un elmo vichingo con corna in peluches, un amore. Si comprano cappelli di tutti i colori, rigorosamente rossoneri per alcuni, un lilla alla moda per altre, due mucchine in testa per chi ama scherzare e poi via, biglietti in mano entriamo di corsa nel labirinto del Carnevale.
I carri ci aspettano, immobili al sole che abbaglia, altissimi e belli, in un mondo di colori. Meraviglie di tecnica e di fantasia, mai banali, sempre nuovi, sbeffeggiano il potere e il malcostume del nostro bel Paese facendoci pensare ridendo.
Ed ecco già per le strade risuona la canzone delle Maschere che da sempre parlano alla gente...
Manca poco al via, c'è ancora giusto il tempo per un'ultima occhiata sotto i carri cercando di carpirne qualche segreto. Un groviglio di cavi, pulegge, catene e tralicci per sostenere il tutto, per far sì che tirando una corda prenda vita un personaggio intero.
Penso come stupidamente per noi sia difficile realizzare movimenti così in vista, sempre costretti da quella stantia convinzione di nascondere tutto, tanto che pian piano stiamo nascondendo anche la nostra fantasia. I Viareggini osano, non han paura di dire nulla che credano giusto, usano tutto ciò gli passi per la testa e per le mani per realizzare le proprie opere e non sminuiscono mai le idee. Mentre noi per quattro mattoni di polistirolo sembriamo ladri. E intanto così ci rubiamo a vicenda l'entusiasmo di creare qualcosa di nuovo e bello. Cosa darei per salire in piazza sul carro con tutta la compagnia e fare spettacolo, invece si devono chiedere le deroghe per la musica dal vivo o costruire catafalchi immani dove nascondersi per muovere un pupazzo. Immagini di una falsa tradizione. Chissà cosa ne pensano gli altri: è il tempo di condividere più soluzioni e meno problemi.
E allora divertiamoci. Le ciurme, come chiamano qui le compagnie, salgono tutte ai loro posti e lo spettacolo comincia: è tutto una musica, un'allegria, una nuvola di coriandoli che una bambina mi tira dritta in bocca, una grande magia, la bella magia del Carnevale!
Ma il tempo vola troppo in fretta e il sole quasi tramonta, dobbiamo già tornare; nella calca ci perdiamo di vista e allora ci si aspetta all'angolo della via. Passano anche i ragazzi più giovani: a trovarne di ragazzi così. Pensano già al carro di quest'anno, fanno progetti e fanno bene. Senza un tetto sulla testa sarà dura, ma tranquilli da qualche parte la Provvidenza sta lavorando per noi, basta andare a cercarla!
Mi abbandono sul sedile del bus mentre risuona rassicurante l'appello del ritorno: "Coach?! C'è!", sembra la pubblicità di una nuova birra. Partiti.
Riassumendo la giornata in due parole: felicemente stanchi.
Solita tappa tecnica di rito, con scambio di battute mentre siamo in fila per l'immancabile rustichella e poi ahimè la discesa nella nebbia dell'inverno. Ma ecco che la notte pian piano si fa serena, quando vediamo avvicinarsi le colline di quel borgo bello e matto, dove anche i nostri piccoli sogni di cartapesta ogni anno diventano realtà.
QpoMannaro